Tab Article
Alberto Burri a partire dagli esordi dipinge, da autodidatta, le sue prime opere paesaggistiche per poi dirigersi in maniera unica verso l'arte informale. Egli oscilla tra la figuratività e l'informe senza ripudiare mai la prima, ma ispirandosi sempre alla forma ed allo spazio, elementi che si fanno materia, colore, geometria, ordine ed istintivo equilibrio compositivo, e che risentono per alcuni aspetti della tradizione e per altri delle preziose innovazioni. Burri sperimenta plurimi materiali e tecniche fino a raggiungere lo stato di taedium, che supera grazie ad una frequente ricerca provocata dall'ansia della creatività. Esegue molteplici serie e cicli che si caratterizzano per gli aspetti formali, ovvero per i contrapposti cromatici particolarmente cangianti e per i rapporti spaziali, ed in taluni casi per quelli concettuali. La prima fase della sua ricca e complessa produzione è contraddistinta da una forte componente angosciante e drammatica che si può rintracciare in Sacchi, opera che segna una frattura con il passato. Dopo questo momento Burri torna a creare mosso da uno spirito profondamente differente che lo spinge a sperimentare, oltre alla bidimensionalità pittorica, anche la tridimensionalità tipica della scultura e dell'architettura. E il Grande Cretto, sito presso Gibellina vecchia in Sicilia, espressione di una seconda fase creativa fortemente tragica dell'artista, monumento dall'alto valore commemorativo e dal significato profondo, opera di Land Art, può essere considerato come un emblematico esempio di Total Art, dal momento che sembra una grande pittura che si fa scultura, architettura e non da ultimo, integrandosi nel paesaggio, urbanistica.